venerdì 6 aprile 2012

Le origini dell'orto

Le prime testimonianze della presenza degli orti risalgono al 10.000 a.C e precisamente durante il periodo del Neolitico, quando i cacciatori si improvvisarono coltivatori creando piccoli appezzamenti di terra accanto alle loro capanne. Quest'ultimi infatti coltivavano principalmente piante medicinali e alimentari in grado rispettivamente di curare eventuali ferite, aromatizzare e accompagnare tra di loro i cibi.
Le piante maggiormente coltivate da parte dell'uomo primitivo furono i legumi come i piselli,le fave e le lenticchie, alimenti che per generazioni sono stati mantenuti e quotidianamente vengono serviti assieme ad altri cibi.
Tra i fiumi Tigri e Eufrate, sono stati rinvenute le prime forme di orti, appartenenti alla civiltà sumera che nel 3000 a.C si è stanziata lungo i due fiumi precedentemente enunciati.
Oltre ai sumeri, sulle sponde del Nilo si sviluppò la civiltà egizia che riteneva l'orto un elemento essenziale per poter coltivare alberi da frutta e piante aromatiche.
Gli alimenti ricavati dagli orti venivano spesso offerti agli dei per onorarli e rivestivano quindi un carattere sacro.
Con l'avvento della civiltà persiana aumentarono la conoscenza delle colture fra cui agrumi, melograni, uva, fichi, palme e erbe officinali.
Per quanto riguarda la cultura latina, il poeta Publio Virgilio Marone compone un'opera intitolata 'Georgiche' suddiviso in  quattro libri dove il tema portante riguardava il lavoro dei campi, l'arboricultura e l'apicultura.
All'interno di questi libri il poeta ci  suggerisce alcuni metodi per la coltivazione di alcune piante specifiche e ci permette di catapultarci all'interno dell'epoca e immaginarci le tradizionali colture tipiche dei pastori delle campegne della Grecia.
Grazie a questo “viaggio nel passato” siamo in grado di comprendere come il valore dell'orto risalga all'antichità dove le prime civiltà basarono la loro sopravvivenza nella gestione e nella creazione degli orti.

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